La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

mercoledì 22 marzo 2017

La festa medievale (Davide Re e gli acrobati)


Immagini antiche, lineari nel bianco e nel nero, pochi grigi, ritrovate nelle cataste di sogni perduti, ovvero stampe fotografiche, memorie del millennio andato; ma i colori sono inutili, nel rilievo del romanico rustico, plebeo, delle terre di confine tra gli Aldobrandeschi e i domini della Chiesa, Tuscia dei Longobardi e Tuscia dei Romani, ferventi di liberi comuni.
Secolo dodicesimo, forse anche dopo, Orbetello, quante volte visto e rimuginato a Porta Nuova.
Immagine biblica di festa medievale, sulle lagune dove giungono i transumanti di Garfagnana, fra il Camporegio e l'Albegna, allegrata da acrobati e contorti danzatori, straniati dalla cetra del Re David per fantastico esercizio alla sbarra e poi salto acrobatico, genialità iconografica dello scultore di chiese di provincia, non immemore dei maestri d'Oltralpe e delle Terre Padane. Visti pellegrino per Compostella, si vagheggia.
Una festa medievale, proiettata su un pulpito o sulla facciata di una chiesa, o chissà dove, per la terra che fu degli Aldobrandeschi e dei loro fideles. E ora un popoloso deserto.

domenica 5 marzo 2017

Gli Etruschi di marzo (Cerreto, Ricavo, Palaia, quaranta anni dopo)


Giorno di marzo, anno Settantasette, gli anni del piombo, Uno Nove Sette Sette, e due amici su per le colline, umide, fra Ricavo e fiumicelli che l'Arno agognano.
E tutta la storia affidata alle argille del Pliocene si disvelò, in una mattina, castelli medioevali, Rinascimento e poi mezzadri, su su, fino agli Etruschi. Terra denudata, pronta ad generare il Dono di Dioniso. A dire il vero allora non molto DOC, ma ancora non eran giunti gli agriturismi a mostrare quel che si può fare nelle terre desolate da mezzadri.
Cerreto e gli Etruschi, i villaggi del Medioevo, ma soprattutto la lucentezza della vernice nera, e anche un po' del bucchero. Curiosità risolte, o sete di sapere.
Molte altre volte gli Etruschi hanno mostrato il loro benevolo sorriso a chi li amava, avrebbe detto il remoto Cardarelli, su queste colline, fino a svelare il commesso di pietre della Giuncaiola.
Ma nulla fu mai come la mattina di marzo del Settantasette, anni quaranta or sono, sul doppio pendio di Cerreto di Palaia.

Lettori fissi