La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 24 gennaio 2015

La coppa magica




Magici colori e suoni non uditi di uccelletti in blu fra foglie e quartieri, per volare dalla Liguria alle fantasie barocche di Rottenhammer/Brueghel, passando da austere famiglie di Lucca, e ritrovare nelle minuzie di una tavola che ha i colori di Dioniso immagini perdute di fatiche chissà se inutili.

domenica 11 gennaio 2015

I misteri della Torretta (Giovan Francesco Tinti a Porcari, anno 1590 più o meno)





E giacché gli amici di Porcari s'appassionano – communiter aut melior pars – delle memorie del castello, dimessa Torretta e già fiero segno dei potere e baluardo di confini, alfine i segni porcaresi dell'enigmatico astrologo di San Miniato, Giovan Francesco Tinti, che medaglie di terracotta spargeva in tutta la Toscana, entro il Granducato e oltre, fine del Cinquecento, anni di alambicchi e roghi.
Ignoto alle cronache, ignota la famiglia, nobiltà sconosciuta ai regesti, uno stemma chissà come costruito, inutile cercare sul Ceramelli Papiani, tutto da chiarire, un terreum volumen che già conosceva il Lami, Deliciae Eruditorum, e poi il Targioni Tozzetti, oggi dimenticato se non all'attenzione di Google Libri, e infine ritrovato nella grande voragine entro la torre che fu castello di Porcari. E non di più era per il Lami e per il Targioni. Medaglie di dedica, riti oscuri, celebrazioni tolemaiche, chissà chissà. Un tocco di sulfureo vapore nella verde prospettiva di Porcari.
Molto l'archeologo vetusto avrebbe voluto scoprire, ma oltre Google Libri non si va, ed è già qualcosa, se financo i dotti editori delle medaglie del supremo Middeldorff oltre non vanno. E in attesa dell'astrologo di San Miniato, forse millantatore, da Porcari a Monte Giovi passando per Valdegola e San Miniato, il Manilio dell'Elsa, secus Else flumen, le immagini delle sue memorie.

sabato 10 gennaio 2015

Piatti da un matrimonio II (ovvero: modernariato del Settecento)


Fatiche e ricerche, e il frantumato piatto da un matrimonio si ricompone, almeno là dove il bianco si carica dei colori dei Balbani e dei Parensi, aquile e ricci, e poi, come ci insegna il Libro d'Oro del 1628, cimieri e Aquile e Draghi, opportunamente non contrapposti, ché il matrimonio tra Aquila e Drago potrebbe non essere il massimo ... Ma la sottile gioia della ricomposizione, con quella lacuna che basta a dare il tocco di provvisorio, si perde nei rami degli alberi genealogici, quando s'apprende di un solo connubio fra un Balbani e una Parensi, Camillo con Ortensia, e gli anni saranno i primi del Seicento, se il fratello Girolamo andò a nozze con Camilla di Pompeo Buonvisi nel 1617. E dunque botteghe del Bianco Internazionale, da Roma a Nevers, dei primi del Seicento; nulla lo vieta, né foggia di piatti né di stemmi né di compendiario né di elmi. Solo che i piatti sono finiti fra i frantumi delle tâches noires, fine Settecento ...
L'archeologo fantasioso deve sognare di servizi dismessi di famiglie estinte, venduti come modernariato, bancarelle del 1750 o quasi, come quelle che popolano i mercatini del Natale nella patria sull'Arno o quasi, così triste, fra i fiumi tanto amati. Sogni di un gennaio di nuvole.

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