La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

mercoledì 27 febbraio 2013

Cuori d'inverno (amici nel cielo di nebbie nuvole neve dell'inverno della Garfagnana)



Le nebbiose nevi di dicembre, le nuvole nella terra nera e cupa, l'immagine più bella della fatica di Paolo&Silvio, trovata nel gelo dall'archeologo viandante, e un sottile filo arancio fra il cielo e la terra, di plastica; la coppa magica di Apui Laeine o chissacchì, per il suo bel Lartuccio o chissacchì, donna innamorata a cucinare zuppe erotiche o chissaccosa, ceci favine farro farricello, e le misteriose erbe dei monti di Garfagnana, un po' di sapore all'infarinata del 480 a.C., più o meno.
Frammenti immaginati uno per uno, da Paolo&Silvio, ricuciti da Araxi per gli amici Sissi, per la mantica di Adriano.
Amici nel cielo di nebbie nuvole neve dell'inverno della Garfagnana.

domenica 17 febbraio 2013

La sera per Mario, il Sole Ricomposto

Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.

Sera d'inverno con luci di primavera, a Lucca, un anno e poco più dacché Mario ha lasciato amori affetti studi. E tutti avrebbero voluto essere altrove, e non a rammentarlo.
I suoni neoclassici sono vacua retorica, per chi piange l'amico perduto, ma certo l'eredità d'affetti è immensa, se solo si oltrepassa la ribollita di zuppe antiche, e s'ha cuore d'attendere i frutti che dalle montagne che guardano gli altri monti e l'Appennino, o il mare, che Mario percorse ed esplorò nei segni del passato, come tutti gli amici convenuti, apprestano con emozione Graziella e Ilaria, e Silvio e Paolo in silenzio, e le altre amiche da Camaiore.
E dopo che il maestro e professore rammenta quindici anni di grotte e ripiani, il Sole di Garfagnana ricomposto di raggi quadripartiti, due in metope e due in campi liberi, il grande puzzle di Paolo&Silvio completato per il far della notte del 16 di febbraio, Lucca, e che l'Archeologo Funzionario colloca in tipi astratti, chissà se cogliendo il vero o no, ma poco importa, perché è il Sole di anni tremilacinquecento da oggi, forse più, che illumina per un attimo il tumulo di Mario, e il nostro ricordo.

lunedì 11 febbraio 2013

Il sottile filo in nero bianco blu (i Frammenti di Castelvecchio)



Un sottile intreccio di fili blu e neri e base in bianco, per legare giorni antichi nell'arsa terra d'Africa alle fatiche della Garfagnana, oggi bianca di neve e remota quasi come vicina, agli scavi solatii del Castelvecchio, estate del 2004, Paolo e Silvio ancora, e il sogno di un castello risorto come nelle favole e nei film fra il risuonante scroscio delle due Acque che divengon Serchio.
Anni del Duecento, dicono i coni di Toscana di Parma e di Bologna, confermano i documenti notarili tanto minuziosi quanto alieni alla realtà (come han da essere gli atti perfetti, tutto previsto, nulla – o quasi – in atto), e fra le pentole per la zuppa di Garfagnana, con labbro più o meno modellato per la gioia degli archeologi tipologi come un dì antichissimo provò ad essere l'Archeologo Antiquo e oggi ne ne può più, di misure centimetri spessori colori variamente colorati, tavole perfette eccetera eccetera, odiosamente inutili come VIA VAI VAS e VENGA, spunta lo smalto bianco con pennellate in blu, venuto dall'Africa negli anni di Federico e di Luigi, re e imperatori con le torride terre di Tunisi davanti, e i Pisani facevan patti e trattati.
Appena più interi, da un museo cercato per statue e mosaici, i colori del Maghreb per i colori della Garfagnana, il secolo in Blu e Nero, prima che arrivasse il Verde del Dolce Stil Novo.


venerdì 8 febbraio 2013

Il fascino inquietante dell'archeologia d'età contemporanea (con dedica)



Giorni appena rallegrati dal rosa del tramonto sulla neve montana, per il resto attese del nulla, ma c'è chi lavora e costruisce – o almeno ci prova – e dunque s'attraversano fiumi e paludi, infine le mura, la città desolata dell'inverno che non ha il colore del Carnevale, e nel cupo di tristi conventi di Inquisitori che poi furono tristi caserme, e il sole non v'arriva, le archeologhe di nuovo all'opera, su canalette e selciati: il fascino sottile, di nicchia, per iniziati, dell'archeologia d'età contemporanea, piatti Richard e anche Ginori, pentole di latta, bottiglie con il vino che apprezzava il nonno. Ma l'Archeologo Stanco nacque nella terra anche sui vetri dei nonni (sic!), a far bene i conti, 1870 e dintorni gli anni di nascita, 1890 gli ani della vetreria del San Donato, e ama le pietre che coprono la perfetta crociera di canalette di pietre e mattoni di riuso.
E per le archeologhe che vi rifioriscono, fiori di un tardo inverno che ancora non vede le camelie, seppure un po' stinti, i colori della cavalleria di Fattori, nel sole della Toscana, perché entrino nel triste chiostro che poi fu triste caserma.

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