La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

sabato 29 ottobre 2011

I capitelli risorti, il saluto della Fanciulla di Vagli







S'intrecciano storie, a Villa Guinigi, in questi giorni. Salutata mille e più volte, la Fanciulla di Vagli si ritira, per preparare il rientro nello scintillio delle Apuane, dove il verde e il giallo dei castagni si confonde nel marmo delle rupi.
Risorti per mano di congiunte passioni, non sono più Fragmenta marmorum i capitelli che accolgono il visitatore attento, ma storie raccontate dalla terra, dai muri, dai marmi e dai colori di una cattedrale dismessa che si rinnova accogliendo San Pantaleone, negli anni degli imperatori di Sassonia, il mitico Mille. Cripte e pilastri, affreschi alla romana, memoria di San Crisogono, e infine, eretto da frammenti visti venticinque anni fa, il ciborio, ultima costruzione su un monumento ritrovato.
Il senso di un lavoro compiuto, quaranta anni dopo, venticinque anni dopo, per mano di una generazione di studiosi e restauratori che si forma fra passione e preparazione.
Un raggio di luce nel tramonto d'autunno, mentre la Fanciulla di Vagli se ne va ...

giovedì 27 ottobre 2011

Il viaggio del guerriero (da Pontedera a Niederdollendorf)




Il pettine, lo scramasax rimesso a lustro, con le sue belle borchie alla bergamasca (tipo Castelli Calepio, alla erudita), la fiasca rimasta a Lucca, e sono pronte le ossa del guerriero sepolto fra i ruderi sul fiume a Pontedera a ritrovare le perdute vesti nella stele di Niederdollendorf.
I riti del viaggio – il viaggio del trapasso, si immagina – a cui prepararsi con la borraccia rimettendo in ordine arruffate chiome (orgoglio del guerriero, segno del rango e della libertà), e con lo scramasax pronto per gli inquietanti mostri alle spalle. Per un attimo i sogni dell'archeologo e un giorno curvo sulla lente, per le fatiche del restauratore, si ripropongono in un'immagine tangibile, che vola dal Reno all'Arno. Ed è festa per Sara, che ha visto il ferro massa inerte e ora quasi scintillante.
E per le note a pie' di pagina, per le ospiti di Trento, c'è tempo ...

domenica 23 ottobre 2011

L'ultimo frutto dell'anno fra le sabbie con le Anse a Testa di Cobra




Son di nuovo turgidi del dono di Atena i frutti dell'olivo, ultimi dell'anno, sulle sabbie tagliate dall'acqua fra Ricavo e Chiecina, meravigliosi nel cielo spazzato dal Grecale che prelude alle piogge.
Un anno, anno di fatiche fra sabbie rese pietra dal sole, lago dall'acqua, enigmi di strati monocromi distinti da pietre e dai frammenti del segno dell'uomo, per gli amici carichi d'anni ma ancora d'attese e di sete di sapere, odissiache presenze in anni alieni a folli voli sull'Oceano, se non coperti da sponsor e loghi su vele e su remi.
Le ambigue Sirene della Terra concedono loro anse a Testa di Cobra, come dice Ruggero, con Augusto e talora Arturo, e talvolta le Pie Donne e altri pochi a battere con il remo il Mare alla ricerca della Traccia dell'Uomo. Misteri che si aggiungono a quelli che incitarono, all'altro compiersi del ciclo dell'Oliva, a partire per il mare aperto.
Vaga sui libri, per casi paralleli, fidandosi della Scienza e del Metodo, l'Archeologo un po' meno odissiaco, tanto più con stipendio non pingue ma ancora elargito, come agli ultimi Eruli del Norico, da uno Stato tradito da comites e tribuni, si ferma festoso alle fini tavole di Pisa e di Stagno e di Chiusi (più o meno), di quando ancora si cercava la Storia e non l'algida armonia del diagramma stratigrafico e quattro strologazioni infarloccate dal sentito dire di libri mai letti scritti in lingue ignote; anni della mostra di Livorno, 1997 o 1998, e poi la fine o quasi.
E dunque l'Ansa dalla Testa di Cobra, meraviglioso apparecchio per bere in riti strani perduti nei miti romulei bevande misteriose, forse un po' di vino mal venuto, mosto acido, o birre succulente (e perché non il sidro della Sala dell'Idromele o il soma dei Guerrieri dell'Indo?), dichiara gli anni del Bronzo Finale, facciamo agli inizi, un XII secolo intorno alla metà, se vogliamo dar numeri e non solo parole. E dunque gli odissiaci navigatori dell'ignoto, a batter con i remi il mare delle sabbie tra Ricavo e Chiecina, son giunti (quasi, tirando un po' sul prezzo) ai coevi del Navigatore nei Mari d'Occidente, sogna l'Archeologo inebetito dal vino mal venuto dell'anno 1150 a.C.
Navigazioni che si incontrano, naviganti che si ritrovano, tremila anni dopo, per sete di sapere.

venerdì 21 ottobre 2011

Le Muse e Romano Silva. In memoriam

Sobrie e misurate sono le Muse, nella Festa e nel Lutto; anche oggi, che piangono sull'Auser e sul Serchio per Romano Silva, Signore della Misura, loro compagno nelle Arti tutte che sulla Misura si fondano.
L'ultima volta davanti alla Fanciulla di Vagli, le prime anni fa remoti nei seminari della Scuola Normale, molte nel frattempo per le strade di Lucca e negli incontri degli Amici delle Muse, e nel segno del San Frediano, intreccio di tutte le arti, momenti fugaci e preziosi per trasformare la storia che compenetra il presente in segni nitidi, far cantare muri e affreschi come gli organi, sempre con l'eleganza che è figlia della misura.
Non avrebbe chiesto altre parole Romano Silva, se non il sommesso dolore delle Muse tutte, oggi più sole – e già assai sole – nella Terra dell'Auser e del Serchio.

mercoledì 19 ottobre 2011

L'ultimo sorriso della Signora di Cipriano (la Dama con gli Orecchini)









Avrebbe sorriso la Dama con gli Orecchini a Cestello all'Archeologo Giovane, capace di muoversi con la sagace baldanza degli anni per l'esperienza di dieci e più stagioni passate nel fango e nella polvere, che l'ha risvegliata dopo quattordici secoli. Salvata dai muri infiniti che si sono annodati specchiandosi sulla via che prima portava a Florentia, poi a Firenze, e poi al nulla, per la sete di potere di Firenze, ha perso la dolcezza del volto nella dissoluzione del pulvino cefalico (dicono i dotti), e solo riluce, con il pettine infranto, il colore degli orecchini misti alla terra.
L'intrigo dei fili dichiara gli anni di Agilulfo e del figlio, o di Rotari, e l'altro Archeologo, che talvolta ancora riesce a scendere dove la Terra scrive pagine di Storia, rammenta Tasone duce langobardo di Tuscia, e le sue avventure di avventuriero fra Lucca (immagina e sogna) e Ravenna; le Signore del Pettine e degli Orecchini, d'argento o di bronzo, che nell'autunno si congiungono a storie d'estate, appena narrate a Trento, che di certo avran visto masnade longobarde andare a sognare il saccheggio di Roma.
Cerca un volto per la Signora di Cipriano, il quartiere in di Lucca del secolo VIII, forse chissà amica della nonna di Pertuald, fondatore di San Michele, e della famiglia del vescovo Pietro, sobborgo fervente di vita che si manifesta infine nei Segni della Morte, l'Archeologo che si perde nella luce dei mosaici, e nell'ombra di mondi perduti che i miniatori degli aristocratici di Roma e di Bisanzio lasciano in pagine scintillanti di rosso e d'argento.
E incerto fra l'icona ingioiellata della paffuta Agnese coeva alla Dama con gli Orecchini di Cipriano, e il vibrante profilo della Euresis che apparve al Pittore nella Costantinopoli di un secolo prima, lascia perdere il filologismo storico, s'innamora dell'immagine del nuovo ellenismo, sorella di quelle amate dal Maestro di Castelseprio, e riveste degli ultimi panneggi di Roma e dell'Ellade la Signora di Cipriano.

sabato 15 ottobre 2011

Il canto del merlo al tramonto d'autunno (e il sorriso di Maila)






Metafora sin troppo facile, per l'Archeologo d'Autunno, il canto del merlo al tramonto, nel rosso della sera, sul tetto di Castelfranco, d'ottobre, ultimi richiami per una stagione forse non ancora perduta.
Dotte memorie del liceo, Teocrito e il rimpianto del pastore.
Ma lo sfumato sorriso di Maila, scesa negli abissi del fango, fra l'una e l'altra cerchia di Lucca, per trovare nuovi Segni della Storia, sorriso di sfida, dà suoni inattesi al canto del merlo al tramonto, e al chiacchiericcio dell'Archeologo d'Autunno.

giovedì 13 ottobre 2011

La Fanciulla di Vagli. Il percorso di una ricerca


Invito a Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi, 20 ottobre 2011, ore 15-17



La tomba ‘a cassetta’ che alla Murata di Vagli di Sopra accolse fra 200 e 180 a.C. i resti combusti di un’adolescente (la “Fanciulla di Vagli”) è al centro della mostra allestita nella Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi in Lucca. Ma quali sono gli strumenti della ricerca che hanno permesso di ricostruire l’identikit della “Fanciulla”?
Questo è il tema che verrà affrontato il 20 ottobre, alle ore 15, da Giulio Ciampoltrini, Paolo Notini e Simona Minozzi – autori del volume La Fanciulla di Vagli. Il sepolcreto ligure-apuano della Murata a Vagli di Sopra – in una conversazione davanti ai materiali (ceramiche, oggetti per l’abbigliamento e l’ornamento) esposti nella Casermetta del Museo Nazionale di Villa Guinigi e ai contesti di Filicaia, Val di Vaiana, Tereglio, Marlia, che danno corpo alla sezione ligure-apuana del Museo.
Gli autori saranno disponibili a domande e approfondimenti fino alle 17, anche per offrire ai partecipanti a LuBeC 2011 l’occasione di visitare la mostra.
Sede: Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi (Casermetta) - giovedì 20 ottobre 2011, ore 15-17


domenica 9 ottobre 2011

L'Archeologa e il Giornalista: Longobardi e Romani fra Pontedera e Trento





Difficile, nel lavoro, è il lavoro degli archeologi, giovani e men giovani: IVA INPS IRAP IRPEF, compagne quotidiane, ribassi al massimo per lavori al massimo, e, dopo il sole d'estate e la tramontana d'inverno, relazioni intrise di finezze informatiche e di sagacia stratigrafica, la liquidazione delle fatture, scavo assai più arduo fra intrecci infiniti di US indistinguibili, per arrivare infine al Bonifico.
Ma quando l'Archeologo (-a) incontra un Giornalista che non si fida del comunicatostampa, risale Arno e Bisenzio, scende lungo il Reno e poi ancora su per l'Adige, fino a Trento, per sentir storie di Pontedera discusse da cento amici e conoscenti, le condisce di saggezza e di sapienza, irrorando il tutto dei colori di uno scavo d'estate, anche l'Archeologo/-a ha un attimo di requie, respira il tempo di una pagina.
E poi di nuovo IRPEF e INPS, e IVA, IVA sempre, ora al 21, e scavare negli anfratti di uffici per raggiungere il Tesoro (va bene anche un Assegno).
Ma per un attimo si apprezzi la fatica dell'Archeologa e dei suoi Amici sotto il sole d'estate, dove Longobardi e Romani si rispecchiavano sul fiume, e del Giornalista che quel fiume ama come l'Archeologo Zio che vi sguazzava da bambino.

sabato 8 ottobre 2011

Il sorriso della Fanciulla di Vagli e l'Antropologo Smemorato


Più di mille volte ha sorriso la Fanciulla di Vagli a chi ne cercava la storia, generata da anni di ricerche sulla terra e sui libri e dalla passione di archeologi che danno vita e colore alle Storie Sepolte nella Terra: cercar Storie e narrarle nelle teche inondate di giallo e segnate dal verde, nelle vie del web, storie di ossa combuste, di borchie di bronzo che sa dello squillante tono dell'argento, di fibule e di collane, ornamento di fanciulle promesse al matrimonio.
Storie che parlano a tutti, ma non all'Antropologo Smemorato, alle sue pagine fitte di dottrina antropologica e dimentiche di una firma, per chiedersi se il guerriero è guerriero, se basta la spada celtica e la catena di sospensione e l'elmo cornigero a fare di ossa sottratte all'ultima pira sulle montagne fra la Marina e le valli dei fiumi che scendono anche dall'Appennino ossa di guerriero capace di affrontare coorti romane e di socii Latini e di federati Italici; e se ossa inanellate d'anelli e di cinture e di collane siano non di Signore e Fanciulle, ma di Guerrieri.
Sorride la Fanciulla di Vagli anche all'Antropologo Smemorato, con le sue collane d'ambra la cintura fulgente di bronzo che sa d'argento, gli anelli e le fibule e la piccola treccia raccolta nella spirale d'argento, saluta sulla pira, per l'ultima volta, il padre pronto all'ultima battaglia, con l'elmo cornigero e la lancia dalla lunga punta, il gladio dei Romani o la spada dei Galli. Sorride dal verde e dal giallo di una sala che riempie le lastre di pietra, dalle pagine cariche dei colori delle Apuane che toccano di bianco il cielo azzurro della tramontana del primo autunno, dai Segni dell'Auser.




mercoledì 5 ottobre 2011

La Fanciulla di Vagli in verde e giallo






Il giallo dell'autunno fra i castagni e le selve che salgono verso le vette delle Apuane, il verde del fulgore di una primavera interrotta ... i colori della Fanciulla di Vagli, giunta dalle sue montagne a Lucca a narrar la sua storia, vista dagli occhi di chi alla classificazione delle fibule apuane I e II e III aggiunge o vuole aggiungere il suono delle pagine di Livio, e del vento che scende dal Tambura, o come si chiamava in quei tempi il monte che distingue mare e cielo e terra.
Passione trasmessa in vetrine e pannelli e flusso di immagini, invito a vivere la storia di un popolo in due puntate. Per chi interessa, e per chi vuol seguire i sogni degli archeologi, che qualche volta scendono sul lastricato dell'antica scuderia.

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