La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

mercoledì 6 gennaio 2010

Il salto del cavallo nella scacchiera di Lucca





I giorni dell'acqua e dell'alluvione ricordano il santo vescovo Frygianus, a Lucca, fra polemiche che presto lasceranno campo ad altre, e i fiumi continueranno a scorrere in argini malcerti. E l'archeologo va a cercare in cassette aggredite dalla prima polvere, con il raccolto di scavi accantonati in attesa che altri archeologici gli offrissero i riferimenti per strappare all'ambiguità dei secoli la testimonianza di masse di cocci altomedievali, i Segni degli Anni di San Frediano, e li trova, o si illude di averli trovati, illuminati dal raro rosso delle ultime sigillate africane, o dal bianco degli spatheini.
Fra gli infiniti testi, le olle, le frantumate ed irriconoscibili brocche che tanti anni fa tentò di scandire in fasi 'Galli Tassi' (e talora si bea di questa cronologia, nel narcisismo autoreferenziale di chi si occupa di una cosa che solo a lui, o quasi, interessa), gli riappare il cavallo perduto, la pedina del gioco degli scacchi finita in una discarica sepolta da stratificazioni che preparano nuovi edifici, ugualmente persi nelle nebbie dei secoli XI e XII, tanto ferventi – furenti – di vita a Lucca e nel mondo, quanto ossessivamente reticenti all'archeologo che vorrebbe vedere marchesi e imperatori, artigiani e signorotti di campagna attaccati alla corte del vescovo, muoversi fra case e chiese agitate dalla volontà di vivere dell'umanità che ha imparato a conoscere sulle pergamene dell'Archivio di Stato nelle ronache delle Gesta Lucanorum.
Il cavallo, subito riconosciuto perché visto e segnalato da amici a Cosa, e che ora è facile ritrovare sulle vie del web, negli anni del Versus de Scachis di Einsiedeln, nelle immagini del ritrovamento di Altendorf.
E subito la triste Lucca dell'archeologia degli anni dei Marchesi e degli Imperatori, dei Mercanti e degli Artigiani, dei Vescovi/Papi, s'illumina della scacchiera e dei colori delle miniature di Spagna e di Germania, del gioco venuto dalla permeabile frontiera della Spagna ad agitare le aristocrazie dell'Impero, modesta perversione di età avvezza a ben altre passioni.

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